Il Vento dell’Est: Ovvero l’intelletto e la decadenza
LA GENESI DELL’OPERA
Tutto iniziò a metà del 2006: non scrivevo più da diversi anni, in parte per gli impegni universitari, ma soprattutto a causa dell’incubo di ogni scrittore, un ingombrante e asfissiante blocco.
In quell’anno avevo però dato tutti i miei esami all’università e mi stavo dedicando solo alla scrittura della tesi, per cui ogni tanto il mio cervello vagava libero e senza alcuna preoccupazione (condizione ottima per la nascita di nuove idee), finché un giorno vi si affacciò un’insolita immagine. Una donna sola, in un vicolo sporco e buio, in piedi sopra una spirale rossa disegnata sull’asfalto, mentre un’ombra incombeva alle sue spalle.
Da quest’unica e poco rassicurante visione si è dunque sviluppato Il Vento dell’Est.
Per la prima volta mi è capitato che alcuni miei personaggi prendessero il sopravvento e conducessero la storia a modo suo, tanto che alla fine si è rivelata un’opera molto diversa da quella che avevo progettato inizialmente; ho iniziato a provare una certa antipatia per quelle figure che avrebbero giocare la parte dell'”eroe”, a innamorarmi di altre che avrebbero dovuto invece essere marginali.
Per cui sono stata io la prima a stupirmi della piega che ha preso la trama.
Se dovessi definirne il genere con precisione sarei in seria difficoltà, non solo perché non sono mai stata propensa alle etichette, ma soprattutto per l’amalgama di generi e sotto-generi che pare abbracciare.
Dal thriller poliziesco al gotico rurale, dal romanzo visionario a quello di formazione, questo romanzo sembra piuttosto un’enorme macchina testuale che ha ingoiato tutte le mie varie esperienze di lettura elaborandole e vomitando fuori una trama destabilizzante e fluttuante tra un opposto e l’altro.
Una specie di schizo-macchina deleuziana del desiderio che ha ronzato e sbuffato per due anni…
Sinossi
Come può un intelletto complesso e raffinato desiderare fino al punto di corrompere se stesso? E’ la domanda che sorge durante la lettura di questo libro. In una piccola e tranquilla località di provincia, una serie di efferati e inspiegabili omicidi risveglia un oscuro passato che, ciclicamente, turba la noia della quotidianità rurale. Un atipico e cinico ispettore di polizia si trova a dover dipanare questa complessa matassa, affascinato e insospettito da un triangolo di personaggi raffinati e tormentati: Sara Cividini, la cui famiglia è stata funestata da un lutto violento, casta e tormentata da rimorsi e desideri, Davide Merlani, professore universitario, fedifrago pentito dopo la perdita cruenta della moglie, Damiano Sarli, personaggio colto e con una sua personale filosofia di vita basato sull’estetica di ogni gesto, ambiguo e affascinante. Appaiono contemporaneamente numerose altre realtà di piccoli drammi che si trasformano in tragedie. L’opera diventa così una discesa nei recessi più bui dell’inconscio umano, da cui potrà uscire solo chi avrà il coraggio di guardare in faccia i propri desideri. Atmosfere gotiche, percorsi labirintici, rivelazioni visionarie sono gli elementi che caratterizzano questo romanzo di Sabrina Abeni. Ora su BOOPEN.IT
Biografia
Sabrina Antonella Abeni è nata a Brescia il 27 febbraio 1980 e vive a Basciano, in provincia di Teramo. Scrive romanzi e racconti da quando aveva 7 anni e, ben presto, ha scoperto la sua passione per il romanzo horror e gotico, insieme a un’attenzione all’analisi psicologica e sociale. Ha creato e cura il sito eluria.altervista.org. Ha collaborato col progetto degli Scrittori Sommersi insieme ad altri 24 scrittori, nell’ambito del quale è stata creata l’antologia dei Racconti Emersi (partecipando col racconto L’Idolo non è nulla), che hanno autoprodotto, di cui hanno curato anche la promozione, la grafica e la redazione.
Disponibile su boopen.it, ordinabile presso le librerie attraverso il codice ISBN 978-88-6223-354-5 (Boopen editore)
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